La vecchia Grinta, con il suo fiuto infallibile, ci precede nel bosco. Fa da maestra a Zara, di tre mesi, alla sua prima battuta di caccia, mentre Chicca, che di solito quando scova i tartufi ha l’abitudine di mangiarli…questa volta è al guinzaglio. Grinta ha le zampe corte, ideali per infilarsi anche sotto i rovi alla ricerca del pregiato fungo, ma Zara ha dalla sua l’entusiasmo della prima volta, e con le sue lunghe zampe corre, annusa, e trova!
Cristiano, titolare dell’azienda Savini Tartufi di Forcoli (in provincia di Pisa, nel territorio della Valdera), ci fa da guida durante la silenziosa caccia: i cani non devono essere disturbati, ma quando trovano un tartufo…allora sì che si può fare festa, e dar loro la meritata ricompensa. Addentrandoci nel bosco, ammiro stupita quanto possa essere profondo il legame tra i tartufai e i loro cani: ce ne dà testimonianza soprattutto Romano, tra gli scova-tartufi più anziani della Valdera (nonché cane di Dante in una vita precedente!), che gli parla come fossero umani, che si entusiasma per loro, che quasi si commuove quando anche Chicca – la mangiatartufi – lasciata finalmente libera, a sorpresa gli si avvicina riponendogli per la prima volta un tartufo tra le mani.
Dopo la caccia arriva il momento di assaggiare finalmente il nostro tartufo: la famiglia Savini ci accoglie in azienda, dove ha preparato per noi una ricca degustazione. E mentre assaporiamo uno dopo l’altro crostini con crema di tartufo, squisiti formaggi e ottimi salumi, Cristiano ci racconta la storia della sua famiglia, che dagli anni ’20 – a cominciare dal nonno Zelindo – porta avanti una passione autentica per questo prezioso fungo (ipogeo), ancora oggi raccolto e lavorato in maniera artigianale, seguendo scrupolosamente ogni fase del processo che porta il tartufo dal bosco alla tavola.
Il catalogo dei prodotti Savini Tartufi è ricco di prelibatezze che è possibile acquistare direttamente in azienda oppure farsi spedire a casa. La delizia che però ha decisamente conquistato il nostro palato è stato il Miele al Tartufo Bianco, con cui abbiamo inondato una coppa di gelato alla crema: credete che sia un accostamento ardito? Andate a trovare Cristiano e assaggiatelo…poi ci direte!
A questo proposito, sappiate che in loco si organizzano su prenotazione:
- degustazioni a base di tartufo fresco (sia a pranzo che a cena)
- caccia al tartufo con i simpatici cani di cui sopra
- corsi di cucina con piatti a base di tartufo
Grazie al blog tour #CascianaVitaSana per avermi fatto conoscere Cristiano e la sua famiglia, in un pomeriggio ricco di sorprese, emozioni…e poesia della natura. Perché come ci ha detto Romano il tartufaio, “la felicità è nelle cose semplici”.
E sono le cose semplici che tolgono il fiato (cit.).
tuberi? ma i tartufi un son funghi? :O
mmm, la questione si fa intricata…in rete ho trovato che “i tartufi (specie di funghi ipogei), appartengono al genere Tuber, famiglia Tuberaceae, classe degli Ascomiceti.” Saranno quindi più funghi o tuberi? Magari ce lo può dire Cristiano!
a me sembrano più funghi che patate, anche se ai topinabur assomigliano parecchio
cmq ti informo che stasera ho mangiato il gelato alla noce di macadamia col miele al tartufo ed era parecchio bono ^__^
Buongiorno a tutti, visto che mi chiedete info vi dico che il Tartufo è un fungo.
Un fungo che compie l’intero ciclo vitale sotto terra ecco perché si definisce fungo ipogeo. In realtà il tubero è solo il frutto del fungo, la parte destinata alla riproduzione attraverso la liberazione delle spore.
Grazie del chiarimento Cristiano, allora specifico meglio nell’articolo