Un angolo di Svizzera in Toscana: la Svizzera Pesciatina

Svizzera Pesciatina - panoramaAvete mai sentito parlare di una certa “Svizzera Toscana”? Si tratta di un cantone meno noto, incastonato nella provincia di Pistoia – e più precisamente a nord di Pescia -  raggiungibile imboccando la via Mammianese, una strada secondaria che porta al più conosciuto complesso montuoso dell’Abetone.

La Valleriana – o Svizzera Pesciatina – offre un paesaggio tanto caratteristico quanto forse poco conosciuto dagli stessi toscani: un territorio collinare, ricco di acque e sorgenti, coperto da ulivi e boschi di castagno e quercia. Deve il suo nome a Jean Charles Léonard Simonde de Sismondi, (spesso citato come Simondo Sismondi), storico ed economista di Ginevra – esule a Pescia alla fine del XVIII secolo – che in questo territorio d’esilio ritrovò i paesaggi e i colori della sua Svizzera.

E in effetti è proprio vero: non appena varcato l’ingresso della Svizzera Pesciatina (lambendo il paese di Pietrabuona) il panorama si trasforma. Ci si immerge tra colline verdissime, le strade si fanno più strette, e si sente costantemente un sottofondo d’acqua che sgorga, scorre, scroscia, si fa strada tra la folta vegetazione, e quando può…casca.

Mappa delle Castella - Svizzera PesciatinaTra il verde intenso delle colline sono disseminati dieci piccoli borghi medievali, le “Dieci Castella”, ciascuno con una sua caratteristica conformazione, ma tutti uguali nello schema: esposti a sud, protetti da mura, e muniti di torre di avvistamento. Si dice infatti che un tempo le castella avessero avuto un ruolo strategico, perché situati nell’area di confine fra la signoria lucchese e quella fiorentina.

Il primo borgo, porta  d’ingresso della Svizzera Pesciatina, è come dicevo il paese di Pietrabuona – ma qui non ci siamo fermati. La nostra esplorazione di questa svizzera nostrana è iniziata dal minuscolo borgo di Medicina, per passare poi a Fibbialla.

In qualsiasi direzione ci si muova all’interno di questi borghi ci si ritroverà a salire e scendere continuamente, in un dedalo intricatissimo di viuzze ripidissime e strette, godendo del fresco e del vento – piacevole d’estate, forse un po’ meno d’inverno…  Ogni tanto si incrocia qualche abitante stagionale che saluta sorridente, pochissime botteghe e nessun ristorante. Pare che ormai siano rimasti davvero in pochi a popolare le Castella.

Inerpicandosi tra le silenziosissime stradine non si può far a meno di pensare a come dovevano invece essere vive nel medioevo, rumorose, affollate da castellani, mercanti e contadini. E d’inverno poi, con la neve…chissà che tempra dovevano avere.

Medicina - una viuzza del borgoImmersi in questi pensieri d’altri tempi ci dirigiamo verso la terza tappa: Aramo, su un picco a strapiombo, con case addossate l’una all’altra, e anche qui stradine strette e in forte pendenza. Incrociamo solo una sorridente donna francese e le sue bambine, dall’abbigliamento perfettamente in armonia con il luogo, che per un attimo mi hanno dato la sensazione di essere stata catapultata in un village perché della Provenza (pur non essendoci mai stata…). Sarà stato il troppo ossigeno che iniziava a darmi un po’ alla testa…

Dopo Aramo, tappa a San Quirico, uno dei castelli più alti della Svizzera Pesciatina, da cui si gode di una bella veduta su tutta la vallata. Nel frattempo s’è fatta ora di pranzo…e ci fermiamo Da Carla, il ristorante di un’affabile signora (che abbiamo conosciuto solo alla cassa), a metà tra Sorana e Castelvecchio, ultime due tappe di questa prima perlustrazione del canton toscano.

Dopo un lauto banchetto a base di pasta fatta in casa, pollo ruspante e i rinomati fagioli di Sorana IGP (di cui vi parlerò prossimamente), si fa rotta proprio verso Sorana, dove incappiamo in una festa di fine saggio di danza classica, con deliziose bimbe in tutù che popolavano le viuzze del paese. Riconosciamo al di fuori delle mura alcune piantagioni di fagioli, e avremmo voluto comprarne un po’, ma alle 3 di pomeriggio di domenica…non è stato difficile trovare tutto chiuso.

Pieve di Castelvecchio - particolare della facciataUltima tappa: Castelvecchio, di cui abbiamo apprezzato particolarmente il fresco all’ombra della misteriosa Pieve dei Santi Ansano e Tommaso, appena fuori le mura del borgo, la più antica di tutta la provincia di Pistoia (datata circa 880 d.C.). Tra le particolarità di questa pieve ci sono alcuni mascheroni collocati sulla facciata, davvero curiosi! Ricordano infatti più divinità maya e azteche che cristiane, e anche la raffigurazione della Trinità nasconde un enigma…al quale varrà sicuramente la pena dedicare un intero articolo (presto su questi schermi!)

Lasciamo nel pomeriggio la Svizzera Pesciatina, con la promessa di ritornarci presto per esplorare le ultime quattro Castella: Pietrabuona, Stiappa, Pontito e Vellano.

p.s. Siete riusciti a leggere tutto? complimenti per la resistenza! Lasciateci un commento: il più fortunato tra voi vincerà il titolo di “gold slow traveller” del mese :)

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5 Responses to Un angolo di Svizzera in Toscana: la Svizzera Pesciatina

  1. Maria says:

    Fatto l’ho! (alla sarda maniera)

  2. luciano says:

    Veramente esplicativo ed emozionante,per uno che è cresciuto in un posto meraviglioso come questo

  3. Bruna says:

    Grazie Luciano, mi fa molto piacere che un “nativo” del luogo condivida le mie impressioni raccolte in un giorno :)

  4. Patrizia says:

    Che dire, e’ un vero piacere leggere queste righe, sono molto contenta dell’effetto che le hanno fatto i nostri posti…quindi spero presto voglia tornare a farci visita e così anche tutti coloro che leggeranno questo bell’articolo.
    Patrizia
    Associazione per Sorana

  5. Bruna says:

    Salve Patrizia, e grazie per la visita :)
    Tornerò presto per completare il giro delle Castella…e soprattutto per comprare gli ottimi fagioli di Sorana…a proposito, sa dirmi dove posso trovare lì a Sorana qualcuno che li venda al dettaglio? Nel mio primo giro non ho trovato nulla!

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