A Monterosso – uno dei comuni delle Cinque Terre, il più a ovest – vicino alla spiaggia di Fegina ed appollaiata su un promontorio roccioso, si trova una statua gigante del dio Nettuno.
Le bombe alleate e il mare mosso hanno indebolito l’onnipotente colosso dei mari, riducendolo ad una rovina: ma anche senza braccia e tridente, le dimensioni della statua incutono soggezione e se ne intuisce l’antico splendore.
Non ci si aspetterebbe di trovare un luogo così particolare in una delle località di mare più famose della nostra riviera. Eppure Nettuno è lì, chinato in avanti; sembra essersi arreso alla potenza dell’elemento che lui stesso è chiamato a dominare, almeno secondo l’antico mito.
In un passato neanche troppo lontano, la maestosa scultura, alta ben quattordici metri, si ergeva sul promontorio come decorazione della lussuosa Villa Pastine (costruita nei primi anni del ’900); oltre al tridente, Nettuno reggeva una gigantesca conchiglia sul capo, che non era altro che la terrazza della splendida abitazione.
La villa, statua compresa, fu pesantemente bombardata durante la seconda guerra mondiale e ulteriormente indebolita da una mareggiata il decennio successivo. Le sorti della villa non furono migliori: al bombardamento è sopravvissuta solo la torre. Purtroppo, nulla rimane della splendida scalinata in marmo, del porticato e tantomeno della terrazza sul mare.
La statua era stata progettata e costruita nel 1910 da Arrigo Minerbi, un noto scultore dell’epoca di origine ebraica. Tra le sue opere, oltre al Gigante di Nettuno, si contano la statua dell’Assunta nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Milano e un portone del Duomo di Milano. Quest’ultimo progetto gli fu commissionato all’inizio della seconda guerra mondiale, ma fu poi ultimato dieci anni dopo; lo scultore infatti fu costretto a darsi alla macchia per via delle leggi razziali. Ironia della sorte, il tema del progetto era L’Editto di Costantino, un inno alla tolleranza promulgato per porre fine alla persecuzione cristiana nell’Impero romano.
Oggi il Gigante di Nettuno, seppur senza braccia, senza una gamba né tridente, rimane comunque il simbolo di Monterosso a Mare.
Curiosità: negli anni ’80, un libro chiamato “Il Tesoro di Masquerade”, non molto popolare in Italia ma famosissimo all’estero (soprattutto nel Regno Unito) proponeva una serie di enigmi da risolvere per ritrovare un tesoro nascosto. La caccia al tesoro fu vinta dalla signora Carla Vignola; il tesoro era nascosto proprio ai piedi del Gigante di Monterosso, per la precisione dietro il suo tallone.
Guest post di Erica Salvaneschi (Enoleggioauto Blog di Viaggio) - slow traveller #06
Sono approdata qui grazie alla foto, stupenda, che correda il post. Complimenti!
Ciao Valentina,
grazie per la visita!