Casina delle Civette nel parco di Villa Torlonia a Roma

Villa Torlonia a Roma: Casina delle civetteSilenzio e solitudine: questo monito scavato nella pietra campeggia all’entrata della Casina delle Civette, nel parco di Villa Torlonia, a Roma. A fare scolpire questo motto sopra la porta d’ingresso fu Giovanni Torlonia, principe misantropo e appassionato di esoterismo. A lui si deve quella serie di trasformazioni che conferirono, verso l’inizio del Novecento, quell’aspetto bizzarro ed eclettico a questo edificio, che sin dal nome sembra uscito da una novella. Tale sensazione si rafforza quando, percorrendo uno dei viali laterali, ce lo ritrovamo di fronte.

Sarà per via di quelle loggette che all’improvviso interrompono i tetti spioventi in ardesia, movimentando la superficie esterna di questa casina e colorandola con coperture in maioliche gialle, verdi e turchesi. O per quel miscuglio di stili, su cui prevalgono il gusto neomedievale e l’art nouveau, con quel loro apparato decorativo così fantasioso. E ancora per quel collage di materiali (pietra, rame, mattoni, legno, marmo), i cui colori lasciati al naturale danno vita a un collage pittorico. Continue reading

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La Principessa di Innsbruck

Innsbruck-statua principessa e rospo (Michela Simoncini)Riesci ad immaginare dove si trova questa statuetta nel mondo?

Come puoi vedere, è nel bel mezzo di una fontanella in un parco, a pochi passi da un grosso gazebo e da due scacchiere giganti, circondate da panchine giallo limone, dove gli anziani si sfidano a suon di pedoni, i giovani si fermano a guardare e i turisti si sbizzarriscono con le loro macchine fotografiche.

La principessa è lì, col viso scuro, un po’ vergognosa, inginocchiata come per chiedere perdono, mentre cerca di sfiorare il suo amato rospo. Tutt’intorno sono montagne altissime che -dalla città- salgono ripide lambendo il fiume che la bagna, e che le dà il nome.

Forse era una delle principesse che frequentavano la corte imperiale, nel palazzo vicino al parco, così barocco, così opulento. Forse soleva passeggiare col suo ranocchio lungo le sponde del fiume, oppure sotto i portici nella città vecchia, sfilando davanti a gasthaus e negozietti, ristoranti e botteghe.

Di sicuro le sarebbe riuscito difficile andare a sciare, senza la moderna metro-funivia che collega la città con il rifugio a 2000 metri, con stazioni di puro design contemporaneo, che sovente in città si mischia al rococò e al gotico.

Chissà se la principessa, col suo ranocchio, si è mai affacciata sotto al tetto che ha reso famoso questo luogo tra le Alpi del Tirolo, quel Golden Dachl simbolo di Innsbruck e degli antichi splendori Asburgici :)

Guest pic di Michela Simoncini – slow traveller #08

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Villa Carlotta a Tremezzo sul Lago di Como

Villa Carlotta a TremezzoAdagiata sulle sponde del lago, Villa Carlotta è bianca e preziosa come una perla incastonata nel verde della Terra di Mezzo. Un luogo davvero fantastico, anche se non ci sono né hobbit né elfi a popolarlo.
Per arrivarci basta imboccare la strada che, costeggiando il lago di Como, arriva alla città di Tremezzo, ossia la ‘Terra di Mezzo’ della Lombardia, per via di quella sua posizione così centrale rispetto alla costa del Lario e a metà strada tra il valico svizzero del Cantone dei Grigioni e la Pianura Padana.

Qui, verso la fine del Seicento, il marchese Giorgio Clerici commissionò la realizzazione di questa splendida villa sul lago di Como. Fu in seguito, agli inizi dell’Ottocento, il conte Gian Battista Sommariva ad impreziosirne gli interni con opere, tra gli altri, di Canova, Thorvaldsen e Hayez. E se alcuni saloni e stanze sono talvolta un po’ spogli del loro antico arredo, questi capolavori sono ancora qui… ad affascinare come un tempo! Lo stesso immutato incanto che rapì anche Stendhal, Mary Shelley e Gustave Flaubert. Si può davvero ben dire che la zona del lago di Como ha avuto numerosi estimatori tra i personaggi illustri, ieri come oggi.

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Gourdon e i calissons più buoni della Provenza

Gourdon - Provenza“Si tu viens un jour, tu viens toujours”, recita l’insegna della parfumerie/savonnerie artigianale che ci accoglie appena arrivati a Gourdon, tipico village perché (villaggio arroccato) della Provenza.

E in effetti, a dispetto delle sue ridotte dimensioni, è un posto in cui ci si vorrebbe trattenere a lungo, per godere di quell’aria tersa, dei suoi profumi, e dello splendido panorama per il quale Gourdon viene anche detto la terrazza della Costa Azzurra: nel punto più panoramico la vista spazia sulla verdissima vallata del Loup fino al mare, lasciando scorgere Nizza, Antibes e Cannes.

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Isola di Favignana, la grande farfalla delle Egadi

Favignana - Cala AzzurraFavignana, la Grande Farfalla, a mio parere la più bella (e incontaminata) isola del Mediterraneo, fu teatro della più cruenta battaglia dei tempi antichi, dove i Romani sbaragliarono i Cartaginesi e lasciarono una baia completamente colorata di rosso…sangue.

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Castello D’Albertis a Genova: collezioni di un capitano di mare in viaggio per il mondo

Castello D'Albertis a Genova: Salone TurcoDomina dall’alto Genova e il suo porto il castello del Capitano Enrico Alberto D’Albertis. Una vita costellata di mille avventure, di cui restano tracce nelle sue collezioni etnografiche e archeologiche, esposte nelle sale del Castello, divenuto Museo delle Culture del Mondo. A leggerne la storia, questo lupo di mare sembra uscito da un romanzo salgariano, ed il periodo è proprio quello giusto: è infatti quasi ‘coetaneo’ della tigre della Malesia il capitano genovese.

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Un angolo di Svizzera in Toscana: la Svizzera Pesciatina

Svizzera Pesciatina - panoramaAvete mai sentito parlare di una certa “Svizzera Toscana”? Si tratta di un cantone meno noto, incastonato nella provincia di Pistoia – e più precisamente a nord di Pescia -  raggiungibile imboccando la via Mammianese, una strada secondaria che porta al più conosciuto complesso montuoso dell’Abetone.

La Valleriana – o Svizzera Pesciatina – offre un paesaggio tanto caratteristico quanto forse poco conosciuto dagli stessi toscani: un territorio collinare, ricco di acque e sorgenti, coperto da ulivi e boschi di castagno e quercia. Deve il suo nome a Jean Charles Léonard Simonde de Sismondi, (spesso citato come Simondo Sismondi), storico ed economista di Ginevra – esule a Pescia alla fine del XVIII secolo – che in questo territorio d’esilio ritrovò i paesaggi e i colori della sua Svizzera.
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