Quando si varca la soglia di un museo come la National Gallery di Londra, si può facilmente andare incontro ad un’indigestione di immagini, nozioni, date, autori, che finiscono per confondersi in un magma indistinto. Concentrandosi sui capolavori più noti, possono passare inosservate opere di particolare interesse come l’Allegoria del Trionfo di Venere del Bronzino. In quest’opera, tra le più belle e criptiche del Manierismo toscano, viene raccontata una storia d’amore, di passioni, ma soprattutto di inganni orditi con freddezza in un contesto familiare. Una storia che si presenta come una raffinata allegoria, il cui significato è oscuro ai più, oggi come allora.
D’altronde, va detto che il dipinto non era certamente stato pensato per essere esposto in un museo pubblico, la sua collocazione originaria era una delle principali corti europee. L’opera fu voluta infatti dal neoduca Cosimo I per regalarla a Francesco I re di Francia; un dono tanto diplomatico quanto politiche erano state le nozze celebrate circa un decennio prima tra Caterina de’ Medici e il secondogenito di Francesco I, Enrico II, è la realpolitik dei matrimoni combinati con cui per secoli vari capi di Stato hanno intessuto le loro alleanze. Per un’opera così importante, Cosimo I si rivolge intorno al 1545 a quell’Agnolo di Cosimo, detto Bronzino, che lo ritrarrà negli anni della sua affermazione politica.
Membro dell’Accademia Fiorentina, il Bronzino, oltre ad essere un affermato pittore, era considerato anche un talentuoso poeta, quel che si può definire un autentico artista-intellettuale, in grado di passare da un registro aulico ad uno burlesco, e di farcire i suoi dipinti di citazioni letterarie, così come di scrivere componimenti dedicati ad artisti e a rifessioni sull’arte.
In questo contesto elitario nasce l’Allegoria del Trionfo di Venere del Bronzino; protagonisti della nostra storia sono due divinità dell’Olimpo greco-romano: Venere e Cupido, lei dea della bellezza, che stringe il pomo d’oro consegnatole da Paride, lui dio dell’Amore, con faretra e frecce in spalla.
Le due figure nude, dall’incarnato eburneo e levigato, sono sorprese in una posa che poco si addice ad un rapporto tra madre e figlio. La mano del giovane posata su uno dei seni di Venere e quel bacio sensuale, decisamente poco materno, ci fanno subito pensare ad una relazione incestuosa tra i due. Questo raffinato erotismo cela però un duplice inganno: mentre Cupido sembra voler sottrarre il diadema della madre, lei gli sta sfilando via la freccia, rendendolo incapace di compiere i suoi sortilegi d’amore, dagli esiti talvolta drammatici. D’altronde, si sa, le divinità olimpiche sono mosse da passioni e sentimenti estremamente umani, per cui dispetti e intrighi sono all’ordine del giorno alla corte del padre degli dei.
Questo trionfo di Venere è immortalato dal Bronzino in un’allegoria cui prendono parte vari altri personaggi, che sembrano disposti come comparse su un palcoscenico; un gusto quello per il teatro che il Bronzino ha modo di coltivare spesso alla corte medicea, realizzando opere per feste e apparati celebrativi.
Passiamo ora a capire di chi si tratta. Il primo che incontriamo sulla destra è un piccolo satiro sorridente, che simboleggia la Gioia, derivata dal piacere carnale. Dietro di lui, avvolta nell’ombra, sbuca una figura enigmatica: il volto che non tradisce alcuna emozione, il corpo che termina con una coda di serpente, e le mani che sono invertite sorreggono un favo, emblema del piacere, e una vipera, simbolo del dolore. Una tale doppiezza ci permette di riconoscere questo personaggio come l’Inganno, di cui i nostri protagonisti sono entrambi vittima. Molto più incerta è invece l’interpretazione della figura che urla, mettendosi le mani nei capelli, sulla sinistra; nel corso del tempo è stata considerata la personificazione della Gelosia, della Disperazione e degli effetti della Sifilide. In alto, sembra chiudere il sipario su questa Comédie humaine Crono, il Tempo che scorre inesorabile.
Per quanti vogliano vedere l’Allegoria del Trionfo di Venere, ricordo che la National Gallery di Londra si trova a Trafalgar Square. Il museo è aperto gratuitamente tutti i giorni dalle ore 10 alle 18, fatta eccezione per il venerdì in cui l’orario di chiusura si protrae fino alle 21.
Curiosità: nel corso dell’Ottocento, il sensuale erotismo sprigionato dai corpi di Venere e Cupido destò un tale scalpore da far sì che tali nudità fossero coperte rispettivamente da un panno e da un ramo di mirto, tolti soltanto con un intervento di restauro novecentesco. Non si tratta d’altronde di un caso isolato; folta è la schiera di grandi capolavori dell’arte contro cui si è scagliata la pruderie ottocentesca facendo gridare allo scandalo, qualche esempio fra tutti l’Olympia e le Déjeuner sur l’herbe di Claude Monet.
Grazie Chiara! Sono stata un’intera giornata alla National Gallery ma di quest’opera non ho memoria. Mi sono ingozzata di immagini senza gustare veramente nulla. E a volte ho anche l’impressione che mi manchi l’alfabetizzazione di base per entrare nell’opera come hai fatto tu. Torna presto a scrivere di altre opere, mi raccomando!
Grazie a te, Maria! Mi fa piacere che il racconto di questo dipinto ti sia piaciuto Tornerò sicuramente presto a scrivere di altre opere d’arte, e tu torna a leggere